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mercoledì 1 giugno 2011

Massimo Longo replica a Gaudio!

All'inizio ho sorriso. Poi ho deciso di prenderla seriamente pur rimanendomi un retrogusto di amarezza (ormai ci ho fatto l'abitudine) tipico di chi è consapevole di aver agito con correttezza e per il bene dei tifosi, tutti ingredienti, come noto, "avversi" a chi, invece, è abituato a smacchiar giaguari senza efficacia, con uan faccia di corno e goffamente. Come il Sig. Leonardo Gaudio, appunto. A proposito di Cosell, la prima frase che mi è venuta in mente (visto e considerato che appare scontato che il destinatario del commento sia il sottoscritto: quel "35 anni di oligarchia", infatti, è opera mia, dunque nessuna accusa di aver code di paglia a differenza di altri) è "da quale pulpito vien la predica". E si, caro Marco, perchè tutto il mondo conosce pregi e difetti del giornalista in questione, tuo ospite nel blog, penna più o meno autorevole di Tuttosport ma decisamente molto meno che più autorevole nell'interpretazione del pensiero altrui (non ne parliamo nella conoscenza letterale del significato delle parole). Non sono io a dirlo ma l'evidenza: si denota, secondo l'evidenza, una marcata ignoranza della quale, ovviamente, non si può che prendere atto e regolarsi di conseguenza, anche se - come noto - la legge non ammette ignoranza, ma, nel contempo, occorre anche una doverosa replica perchè certe parole le respingo al mittente essendo state scritte con particolare cattiveria, peraltro gratuita, parole a cui faranno seguito, laddove ve ne fossero i presupposti ascoltati i miei legali, azioni di tutela nelle sedi opportune, non ultime quelle dell'Ordine dei Giornalisti.
Il Sig. Gaudio, che mi è pure collega, è un discreto giornalista, coerente con la sua linea filosocietaria che lo contraddistingue da sempre, e per la quale - lo ammetto, non volermene Marco - lo ammiro molto a differenza di altri colleghi a cui, storicamente, piace "cerchiobottare" qua e la, ma pecca parecchio nei rapporti umani, nelle relazioni col prossimo e soprattutto quando apre bocca e/o smanetta tastiere al di fuori delle sue colonne giornalistiche: un po come gli ultras che, come noto, quando sono nelle curve d'Italia a far il proprio dovere sono imbattibili (infatti sono sempre stati osannati da me nei miei editoriali), ma quando sono in "borghese" sono censurabili e altrettanto criticati da me. Insomma i soliti personaggi in cerca di quella gloria che il buon dio non ha voluto conceder loro. Comprendo che per il collega, il Sig. Gaudio, la conoscenza delle humanae litterae non è cosa per lui, a quanto pare, ma siccome qui nessuno pretende che lo stesso - e chi per lui - debba necessariamente conoscerle in funzione della stesura di un articolo, quanto meno, occorrerebbe contare fino a 10 prima di scrivere eresie cosmiche, simili un po' alle celebri minchiate cosmico-metafisiche-orientaleggianti di Battiato.
E già perchè al di la della sua personalissima interpretazione del mio articolo secondo cui avrei incitato "i cani sciolti alla violenza" e la qual cosa, come dimostra l'evidenza, non è affatto vero dal momento che mi son limitato a dar voce ad una iniziativa di tifosi incazzati per le continue prese per i fondelli della proprietà del Bari calcio, condita da idee mie personali essendo, appunto, un editoriale e non un articolo di cronaca, credo che pecchi parecchio soprattutto nell'interpretazione del termine "oligarchia" confondendola, temo, con la tirannia (di cui, appunto, fa menzione appena dopo, quasi a volerla mettere in correlazione) con cui, tutt'la più, può fare solo rima, ma non credo di più.
Parola di provenienza greca composta da "oligoi-ὀλίγοι" che significa "pochi" e "archè-ἀρχή" che significa, invece, "comando", vuol dire, grosso modo, sistema di potere costruito da aristocratici in cui vige l'interesse proprio rispetto a quello della collettività. Fu ai tempi di Atene e di Aristotele - deve sapere il buon collega Gaudio ignorante, evidentemente, in storia greca - che l'oligarchia vide la luce proprio nella patria della democrazia storicamente nemica di Gaudio, essendo essa era una forma di governo che non veniva vista benissimo dai cittadini (metafora dei tifosi) in quanto i governati oligarcici (metafora dei Matarrese) la esercitavano favorendo i propri interessi piuttosto che quelli del popolo. Comprenderà, dunque, il Sig. Gaudio - al di la della definzione retorica di proprietà privata che contraddistingue la società del Bari nella cui lettura, in effetti, appare una cosa "privata" ma con usufruizione pubblica perchè gli abbonamenti e i biglietti li pagano i tifosi, mica lui - che l'oligarchia con la tirannia non centra un fico secco. E dovrebbe sapere, sempre l'ineffabile Gaudio, che così scrivendo non fa altro che provocare e screditarmi (invano, per fortuna) dimostrandosi, così, come quella volpe esopiana tanto astuta da essere convinta che, arrampiacandosi sul ramo più alto della vite, ce l'avrebbe fatta a raccogliere il grappolo, senza sapere invece che, non solo quell'uva era acerba, ma senza nemmeno pensare quanto male si sarebbe fatto cadendo. Molto male.
Del resto, non si può pretendere, in effetti, che lo stesso caro inconfondibile collega conosca tutto, così come non si può pretendere che altri autorevoli colleghi possano conoscerne le differenze, attenti "solo" alle parole per loro "scomode" e mai, invece, ai contenuti e al resto dei miei editoriali che, a differenza di quelli sbraitati dallo stesso collega, trovano notevole riscontro, dati alla mano ovviamente, ovunque.
Aristotele, in effetti, non può essere studiato da tutti se non letto superficilamente su wikipedia. Ne tanto meno può essere studiato da chi ha profili propri sparsi qua e la in internet alla ricerca della felicità virtuale e che spara a zero sui giornalisti-tifosi, rei, secondo l'inenarrabile Gaudio, di violare la deontologia professionale salvo poi constatare personalmente che lo stesso Gaudio è lì, davanti al reticolato del campo di allenamento del Bari, con le dita infilate nelle maglie dello stesso, a sbraitare come un forsennato verso i giocatori, alla stessa stregua dei cani sciolti paratifosi cui fa menzione nel suo commento. E mi pare pure giusto: del resto occorre sempre dimostrarsi giornalisti-tifosi quando le cose, in società, non vanno bene, trovando sempre un capro espiatorio. Peccato, però, che io, persona per bene e diversa da lui, non condivida questo modus operandi. Per non parlare di quando dice qualcosa attraverso l'etere. La prostituzione giornalistica cui fa riferimento e diretta, per forza di cose, al sottoscritto e per la quale, ripeto, mi tutelerò nelle sedi giudiziarie, in effetti, è sacrosanta per la gente come lui che da sempre vive e respira aria matarresiana in una città brutta sporca e cattiva ed anche appuzzolente che è sempre stata così sin dai tempi della giunta di centro destra che, come noto, ha concesso le licenze a centomilioni di pub e pizzerie senza badare alla cultura, avalando, così, tacitamente caos, sporcizia e insicurezza cittadina. Del resto si sa che la destra è in antitesi con la cultura; dunque se Bari è così è soprattutto per colpa di quelli che la pensano come l'imperituro Gaudio. E se Bari non cresce è anche per colpa sua e di Matarrese stesso, anzi, della famiglia Matarrese stessa, che non fanno nulla per aiutarla a farla crescere così come sta tentando di fare - dati alla mano - questa giunta sia pur tra mille difficoltà che pur tra molti errori bada più alla legalità che all'illegalità diffusa. Ecco, la differenza tra me e Gaudio è questa: lui è tifoso-giornalista del Bari, io invece tifoso-giornalista di Bari. E mi pare ci sia una notevole differenza. Tutta qui la chiave di lettura.
Sono consapevole di non aver offeso nessuno del Bari calcio nel mio editoriale, tutta gente con la quale intrattengo ottimi rapporti, e prendo atto che taluni (fortunatamente uno/due, non di più) non ne hanno afferrato il senso, o non hanno voluto afferrarlo, oltre a non aver compreso il significato di alcuni termini (a volte basta un vocabolario, mica tanto, caro Gaudio). Voglio solo specificare che certe mie invettive all'interno del mio editoriale erano palesemente riferite, invece, a quanti gravitano attorno al povero Matarrese, vittima di tanti sciacalli e parassiti da cui, purtroppo, è circondato al di fuori delle mura dello stadio, ma che spesso si intrufolano pure all'interno quasi ne avessero le chiavi.
E dopo aver ribadito che il sottoscritto ha sempre esaltato le doti dello staff dell'AS Bari in quanto sostenitore, da sempre, delle storiche idee pasoliniane relative ai lavoratori secondo le quali, diversamente dai Barreto e dagli Almiron troppo spesso sotto luce, andrebbero esaltati anche i meriti di coloro i quali non sono sotto i riflettori, cosa che ho fatto - come noto - in occasione della 4 giorni di calcio organizzata da me in Fiera lo scorso anno quando pretesi ancor prima della squadra, tutti i dipendenti per tributar loro un applauso per il lavoro profuso (ma questo, l'immarcescibile Gaudio e qualche altro che troppo frettolosamente hanno emesso un giudizio sbagliato, non lo ricordano a differenza di Bari intera), concezione pasolinana secondo la quale ritengo, senza il benchè minimo dubbio, che se la resa della società di calcio fosse stata direttamente proporzionale al lavoro profuso dallo staff di tutta l'AS Bari - a partire dal cane da guardia dello stadio e finendo al massimo dirigente - a quest'ora il Bari sarebbe sempre in Champion's.
Evito di retrodatare la memoria con Gaudio perchè non basterebbe il tuo blog, caro Marco, per evidenziare le tante cattiverie perpetuate soprattutto nei miei confronti e per le quali credevo di aver chiarito tutto nonostante fossi stato io, da persona per bene (avrebbe dovuto farlo lui), a cercarlo per chiarire l'ennesima cattiveria di tre anni fa. Mi sbagliavo. Pensa che una volta gli ho persino chiesto scusa per essermi accorto di aver detto una cosa che non avrei dovuto dire.
Dopo aver ribadito che ho la stima della città e delle istituizioni, dell'Università, della Cultura, del tessuto sociale sano di tutta Bari compreso quello umile che, a differenza nostra, non ha voce - dunque dal parcheggiatore abusivo al salumaio, dall'edicolante al barista, passando per la gente del San Paolo, quella cosiddetta "difficile" ai cui figli concedo lezioni private gratuite di italiano storia e latino (ma anche altre materie) per beneficenza (gratis, per coloro i quali non afferrano) senza pretendere riflettori, altro non ho da aggiungere. Brutta bestia l'invidia.
Spero che questo mio commento, eventualmente supportato da un buon traduttore simultaneo caso mai il Gaudio et similia non dovessero afferrare bene il mio concetto e certi termini (sai, Marco, sono recidivi), venga stampato e letto dagli interessati: non vorrei che come nella peggiore tirannia, e come fa normalmente un webmaster di un sito dei tifosi, non venisse messo in correlazione col suo, palensado una chiara antidemocrazia e venendo meno al contraddittorio. Dimmelo perchè viceversa sarò io a fare un esposto all'Ordine dei Giornalisti oltre a mandarglielo per posta e a sbandierarglielo in faccia alla prima occasione.

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