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giovedì 30 giugno 2011

Da Liegi a Bologna, passando per Bari. L'addio di Gillet, che dopo 10 lascia la sua terra d'adozione


Raccontarlo ai piccoli appassionati del Bari deve essere stato difficile. È stato tutto programmato, restava da decidere dove e quando abbandonare: il sapore dell'amaro si tramutava dalle bocche indolenti della dirigenza, fino a quelle distrutte e troppo passionali dei tifosi. L'addio di Gillet era già conscio a tutti da un bel pezzo, quando il portiere belga aveva mostrato i primi segni di un distacco inevitabile, dopo i malumori per un gol subito per colpa di una difesa malconcia, dopo un impegno ridotto ai minimi termini, dopo la gioia regalata agli spettatori, quando il "Gatto di Liegi" parava un rigore, ancora indelebile quello su Sforzini al 90esimo sul risultato di 1-0. Adesso Gill, come lo chiamano affettuosamente i tifosi, vola via: non nel suo Belgio, bensì per il suo Belgio. Il treno della nazionale è stato perso troppe volte e lo sfizio di disputare almeno un europeo se lo doveva togliere. Scelte di vita. Non che la società, priva di banconote nelle desolanti casse di Via Torrebella, non abbia messo del suo. Anzi... La troppa voglia di tappare i buchi ai vari debiti ha spinto il capitano, nonché simbolo di una città, da paragonare, quasi, alla Statua della Libertà in America, sponda New York, a lasciare. Si era parlato di Torino. Quella sarebbe stata la beffa più colossale. Abbandonare Bari per una squadra di egual categoria avrebbe segnato la fine nel contagiri dei rapporti tra piazza e Gillet. Un Gillet troppo affezionato, che però ha scelto le grinfie della A, dopo anni di delusioni. Facendo anche bene. Il broncio, comunque, rimane tra grandi e piccini. Quei piccini che avranno, probabilmente, visto due-tre anni il capitano spalleggiare la porta dei biancorossi, gridare ad un rigore parato, piangere dopo una sconfitta, impazzire di gioia dopo una vittoria. Cose che a Bari, con lui, non si vedranno più e che gli emiliani, forti dell'aver perso Viviano, si augurano accadano. Ciò che è certo è che lui rimarrà per sempre un barese d'adozione. Oltre che la moglie, la famosa intervista in dialetto barese con l'altrettanto mitica Claudia Carbonara, la pubblicità della Banca Popolare di Bari con un mix tra belga e barese che ha fatto ridere ed impazzire una folla che lo credeva a vita, ma che non ha saputo resistere dal porgli l'ennesima dimostrazione di affetto con un ovazione che si spera lo porti a costeggiare le migliori onde, per atterrare su rive pulite e accoglienti: come la porta dell'Europeo. Quella che Gillet spera si apra, dopo anni di sacrificio. Ma lui prima o poi tornerà a Bari, si spera da avversario in una serie A che i tifosi già recrimano -giustamente- e mugugnano. Ed intanto, buona fortuna, capitano

Marco Fornaro

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